A Milano è sorto un altro luogo simbolico che davvero sorprende per la capacità immediata di essere un luogo identitario. Il quartiere è Quarto Oggiaro e tutto immagini tranne che qui, domenica prossima, verrà consacrata una chiesa che la cui architettura sta tra un museo d’arte contemporanea ed uno store della Apple, sintetizzati nella urbanizzazione del verbo di essenzialità di Papa Francesco. E’ un emblema potente dei nostri tempi, che propone molteplici chiavi di lettura.
Si scopre poi che il progetto di Boris Podrecca -un architetto urbanista serbo viennese senza spocchia da archistar- in realtà risale all’anno 2001 e fa riflettere che autore e progetto vennero scelti personalmente dall’Arcivescovo Martini.
L’impianto dell’architettura è semplice quanto carico di significati.
Un grande sagrato bianco, un parallelepipedo inserito in una più grande bianca cornice di cemento armato, che tiene anche l’idea del campanile sostituita da una croce di ferro brunito.
Una porta di bronzo che si apre magicamente, con i sensori, al passaggio dei fedeli e rivela l’interno: tre diverse aree, la navata centrale, quella feriale e la parte di raccoglimento e preghiera personale, i confessionali che sembrano cabine, le panche a doghe di legno chiaro che si susseguono forti e severe come i bancali di un’officina e la luce che scende dall’alto, richiamando lo Spirito Santo a cui la chiesa è dedicata.
Una chiesa essenziale che sembra un candido fortino, robusto ed inespugnabile, ma al contempo aperta a tutti, senza barriere architettoniche perché dobbiamo iniziare tutti la stessa strada, la porta si aprirà da sola. E sul muro che guarda all’altare, il verso del Padrenostro “dacci oggi il nostro pane” in italiano, inglese e portoghese.
La Diocesi di Milano, con la visione aggregante e centripeta di questo edificio di frontiera, ha dimostrato ancora una volta di voler divulgare un sapere più alto e di fare davvero avanguardia e progresso rispetto alle tematiche universali che attraversano la città. Quello che la parte laica di Milano deve fare è inserire nel circuito culturale della città questa meravigliosa architettura, senza opporre ostacoli di novecentesca memoria. Il risultato sarà quello di aver dato a Quarto Oggiaro, ed a Milano tutta, la possibilità di sviluppare intorno a questo simbolo una rete di relazioni che renda il quartiere una meta da raggiungere, per capire, per aggregare saperi, oltre che ovviamente per raccogliersi a meditare alla Chiesa della Pentecoste.