Il ministro Fedeli (rimango dell’idea che la funzione non abbia genere, e quindi ministro per me rimane) vuole introdurre per i nostri ragazzi l’uso dello smartphone a scuola, un uso del tablet mediato dai professori, a suo dire, secondo linee guida che saranno varate da una commissione parlamentare.
Detta così sembra anzitutto una cosa un pò confusa, perché il ministro parla indifferentemente di smartphone e tablet come se avessero la medesima funzione, mentre così non è, non fosse altro che WhatsApp sul tablet non funziona, a meno di farlo hackerare.
Detta così sembra inoltre una cosa lontana nel tempo, che renderebbe il dibattito quantomeno prematuro circa l’opportunità che i ragazzi usino il loro device per studiare, se non fosse che già lo fanno, anche se gli adulti fingono di non accorgersene.
Credo che oggi, come negli anni sessanta, tra la generazione dei quaranta-settanta (professori genitori e ministri) e quella degli adolescenti ci sia una differenza incolmabile, una incomunicabilità totale, una rivoluzione in corso. I ragazzi sono ormai carne ossa e tecnologia, usano lo smartphone come orologio, come TV e cinema, come Treccani, come agenzia matrimoniale, come diario scolastico e personale e, per chi non se ne fosse accorto, hanno abolito la funzione telefono.
Noi adulti ci intestardiamo invece a considerare “il telefono” come uno strumento di distrazione, tanto che al primo insuccesso scolastico la punizione si concreta nella sua sottrazione. Siamo dei poveri illusi. I ragazzi sono capaci di studiare con lo smartphone e si distraggono solo quando i libri sono incomprensibili o noiosi. Le loro connessioni cerebrali, infatti, si sono formate proprio attraverso l’uso dello strumento. Siamo noi over quaranta che siamo cerebralmente ormai un pò obsoleti.
Ed allora diciamo la verità, anzi le verità.
Ministro Fedeli, a scuola i ragazzi devono avere, ciascuno, un PC o un tablet, non uno smartphone, perché deve essere chiara la distinzione tra l’uso “ludico” e lo strumento di lavoro, e soprattutto non devono whatsappare a scuola.
Ministero dell’istruzione, ad una famiglia costa meno un device che consenta di scaricare anche il materiale strettamente scolastico, posto che dura per l’intero corso di studi dell’obbligo, – e l’acquisto dovrà essere sovvenzionato per le famiglie meno abbienti –che la quantità spropositata di libri che fate acquistare ogni anno.
Adulti, non possiamo mantenere la nostra posizione di supremazia attraverso la negazione del mezzo digitale solo perché non vogliamo metterci in discussione. Parliamoci chiaro, stiamo cercando di rallentare il mondo secondo i nostri ritmi, ma quello va avanti molto più veloce.
Certo, introdurre tablet o pc (la lavagna interattiva c’è gia) come ogni progresso ha dei prezzi: la riduzione delle case editrici scolastiche, la pensione anticipata dei professori integralisti, veri corsi di aggiornamento, la rivoluzione della didattica perché ai ragazzi, oggi, va insegnato sostanzialmente cosa cercare, come cercare e come difendersi dal fake.
Se invece continueremo a difendere lo status quo non lamentiamoci poi se i nostri figli risultano sempre ultimi nelle classifiche scolastiche, mentre qualcuno ci strumentalizza con la balla che la nostra scuola è la più formativa del mondo.
Dimenticavo: ministro Fedeli, la commissione parlamentare sull’uso del device a scuola, under trentenni please.