Il cinema del week end, con l’arrivo dell’autunno, è un affare da affrontare con consapevolezza: il lavoro inizia ad essere ripetitivo, i meteoropatici sono già malinconici e le nuove serie da divano e copertina ci guardano ammiccanti dal pc anche se è spento. Ergo, non si può sbagliare la scelta del film, ed io una soluzione la avrei: “Ammore e Malavita”, la traduzione italian-napoletana dei Manetti Bros di un musical hollywoodiano.
Le due scene di apertura già valgono uscita e biglietto. La prima è quella del pullman turistico che gira per le vele di Scampia, con gli stranieri che ballano felici per aver subito uno scippo perché si sentono finalmente protagonisti della fiction Gomorra, la seconda è il funerale del boss, che chiuso nella bara attacca una canzone melodica nella migliore tradizione napoletana, per spiegare di non essere in realtà la persona per cui tutti stanno piangendo.
Da qui parte una trama di inganni e sotterfugi che vede un boss ferito, don Vincenzo, (Carlo Buccirosso) stanco della stressante e pericolosa vita da camorrista e la moglie donna Maria (Claudia Gerini) appassionata di film americani che gli taglia addosso un piano di fuga grazie ad un finto funerale, i due angeli custodi del boss, e Ciro (Giampaolo Morelli) e Rosario (Raiz), che ricevono l’incarico di ammazzare Fatima (Serena Rossi) la testimone ne potrebbe far scoprire l’inganno. Peccato che una storia d’amore potentissima torna dal passato e rischia di far saltare in aria il piano. Ci riuscirà?
Il film non è ambientato solo a Napoli e l’intermezzo di New York, seppure una piccola parentesi, gli dà il respiro giusto per uscire dal solito cliché di film italiano da tinello a basso costo; questo piano binario caratterizza poi tutto il girato sicché “Ammore e Malavita” si dimostra davvero quel piccolo capolavoro che ha riscosso tanto successo di pubblico e critica al Festival di Venezia, dove è stato presentato lo scorso settembre.
Anzitutto bravissimi gli attori cinematografici Gerini e Buccirosso che si mischiano tra loro – con un effetto a catena in cui ciascuno migliora l’altro – a divi di telefilm come Morelli, di soap opera Serena Rossi, e della canzone napoletana. Esci e non sai se hai assistito ad un musical o alla più classica sceneggiata napoletana di Mario Merola in versione 3.0., perché la musica non è solo contorno emozionale ma serve a spiegare alcuni passaggi salienti della trama, come nei gialli di De Giovanni nella serie del commissario Ricciardi. Ed ancora passi dalla crime story alla James Bond e insieme la commedia romantica al Notting Hill, il pulp e Totò, Gomorra e Bollywood.
E soprattutto c’è Napoli, allegra e dolorosa, piena di brava gente e di criminali, tutto insieme, tutto mischiato. “Ammore e Malavita” testimonia il grande amore che da sempre ispira questa città, ma anche la necessità di scappare via per chi desidera una vita normale.
Insomma, questo è il miglior film per divertirsi, ma anche per riflettere su Napoli e le sue contraddizioni. Si, molto meglio di Gomorra.