Oggi scopriremo se Milano riuscirà ad aggiudicarsi l’EMA, l’Agenzia Euopea del Farmaco, che in uscita da Londra causa Brexit deve trovar casa in un altro paese della Comunità. Come sapete Milano si è candidata ad ospitarne la nuova sede, ed aggiudicarcela porterà non solo prestigio per il Paese e la città ospitante, ma anche una incredibile occasione economica di sviluppo e ricerca. EMA porta con sé una dote importante, 900 dipendenti, 36.000 visitatori qualificati all’anno, 325 milioni di budget, 860 occupati in più all’anno ed è una cifra che potrebbe crescere, un indotto che la Bocconi ha stimato in circa 25,8 milioni sempre annuali.
Ma questa sfida, per Milano, ha un valore che va oltre i consumi giornalieri e i pur importantissimi nuovi posti di lavoro.
Ospitare l’EMA significa anzitutto coronare il sogno di questa città a fortissima vocazione scientifico sanitaria. Le imprese farmaceutiche si avvicineranno progressivamente ad EMA stabilendo qui i loro quartieri generali, aumenterebbero i finanziamenti per la ricerca scientifica, sorgerebbero nuovi poli di cura in grado di attrarre i pazienti paganti dai paesi emergenti, arriverebbero studenti da tutto il mondo.
E questo è l’argomento che mi sta più a cuore. Avere l’EMA per Milano significa innestare la città con la presenza di tantissimi ragazzi, figli dei dipendenti, studenti stranieri o stagisti, che mischiandosi ai nostri contribuiranno a liberarli da quella patina di provincialismo che ancora li caratterizza. L’integrazione è un valore sempre, sia quando si accolgono i ragazzi immigrati sia quando siamo capaci di mettere i nostri giovani a confronto con ragazzi abituati a vivere una dimensione di vita più duttile ed aperta, in cui è impensabile non essere bilingue o avere amici e contatti di e in tutto il mondo, altro che la compagnia che ci accompagna dall’infanzia.
Sentiamo parlare ogni giorno della “ dimensione internazionale” di Milano, ma finora siamo rimasti dentro i confini dei nuovi grattacieli futuristici di proprietà di fondi stranieri e della sponsorizzazione dei supermarket di Eataly. L’internazionalita di una città si coltiva dentro il tessuto sociale e la prima cura deve essere dedicata alle nuove generazioni che va educata a vivere la vita vera, non solo quella social, a contatto di realtà culturali ed economiche diverse, a saper competere e magari anche a vincere. E non sto parlando dei ragazzi milanesi che per denaro, cultura o famiglie particolarmente illuminate queste esperienze riescono comunque a farle. Sto parlando degli altri, dei ragazzi che non hanno le possibilità economiche di viaggiare o di fare le vacanze studio nei college.
L’EMA per Milano sarebbe il primo e vero passo strategico verso una dimensione che supera i confini territoriali, e lo dobbiamo ai milanesi, razza di lavoratori infaticabili, ed all’Italia intera, che solo a Milano può sviluppare questa chance. Ecco perché stasera non possiamo fallire.
Sindaco Sala, sarò la prima ad applaudirla se lei ed il Governo di centro sinistra a cui lei appartiene riuscirete nell’impresa, ed è per questo che non accetto la sua dichiarazione, che ho letto oggi su Repubblica, per cui se vinceremo nessuno si dovrà ascrivere la vittoria ma se perderemo nessuno deve criticare. Questo scarico di responsabilità, un esercizio troppo praticato nel nostro paese, è la causa primaria della debolezza italiana, e certo non appartiene all’etica milanese, dove ciascuno di noi, quando sbaglia, è pesantemente punito da un mercato ed una città che non perdona. Responsabilità è un valore che dobbiamo sempre più fare nostro e se non si centra l’obiettivo, ed accade più volte di quanto lei immagini, bisogna avere la schiena sufficientemente forte per incassare, accettare le critiche e riprovare.
Ma credo che questo lei lo sappia molto meglio di me, ed è solo solo una sua debolezza caratteriale che le ha ispirato questa infelice dichiarazione. Sindaco Sala, lei mi sembra un pò troppo rigido verso i giudizi sulla sua persona ed il suo operato (ricordo la sospensione dalla funzione per l’iscrizione al registro degli indagati, un accidente che purtroppo capita circa al 90 % degli amministratori pubblici di questo paese) ed anche un filo permaloso, che in una dimensione privata ci sta pure, ma nel suo ruolo pubblico rischia di fare danni.