Conoscete Dario Crapanzano? E’uno scrittore, credo ormai ottantenne, che scrive gialli ambientati nel dopo guerra a Milano. Dopo la saga di Mario Arrigoni del commissariato di Porta Venezia – che se non avete letto, vi invito a fare- ha appena pubblicato un libro che introduce una diversa figura di investigatrice, Margherita Grandi, che di mestiere fa la squillo in una casa di appuntamenti di via Monte Rosa, e vive sempre lì (anzi dovrei scrivere “qui”) nel mitico triangolo via Melzo, via Spallanzani e Corso Buenos Aires.
Ora, la trama del giallo è davvero semplice, ben scritta ben carità, ma chi sia l’assassino Margherita lo intuisce subito e non ne fa mistero con il lettore, sicché la dinamica della narrazione si spiega piuttosto nello sforzo che deve fare la ragazza per reperire le prove che incastrino il vero colpevole, senza poter contare sui mezzi a disposizione delle forze dell’ordine. I personaggi che popolano il libro sono tutti ben disegnati; si va dal piccolo criminale della “legera” alla tenutaria del casinò, ma strepitosa spicca tra tutti il personaggio della portinaia di Lambrate, un prototipo milanese che Crapanzano descrive così bene nei tratti somatici da ricordare quasi una figura manzoniana, tanto è accorto nel delineare certe piccolezze dell’animo umano.
In realtà la vera protagonista della storia, lo avrete capito, è la Milano del dopoguerra, e qui Crapanzano è un vero maestro nel raccontare con il linguaggio dell’epoca, seppur adattato ai nostri giorni, le privazioni dei più umili e la disperata ricerca di guadagno, anche con mezzi poco leciti, i primi desideri consumistici sollecitati dalle réclame e dalle vetrine dei negozi di Corso Buenos Aires, le giostre ed i luna park che si allocavano negli spazi resi liberi dal crollo dei caseggiati e le famiglie delle case di ringhiera che, non avendo i servizi igienici, dovevano recarsi al Diurno di Porta Venezia per un bagno in vasca o una doccia. Insomma una bella guida del quartiere di Porta Venezia, da prendere con sè il libro – che è anche di piccolo formato e poche pagine- e girarselo in lungo e largo.
Devo confessarvi, tuttavia, che nessuno dei precedenti argomenti mi avrebbe spinto a scrivere del libro ed a consigliarvene la lettura, se non ci fosse, in questo romanzo, un terzo livello di lettura ancor più intrigante: lo stato di grazia in cui si trova l’autore nel narrare le avventure di una ragazza che decide di avviarsi al mestiere di prostituta, peraltro non per uno stretto bisogno alimentare, ma per consentire alla sua famiglia di fare un salto di status sociale ed economico. Crapanzano non ci nasconde niente, dall’abboccamento di Margherita da parte della tenutaria, alla sua vita nel bordello ed al rapporto con i clienti, fino ai giochetti erotici che la ragazza inventa per guadagnare piu denaro e divertirsi un pò anche lei. Ma lo fa con un garbo, una maestria una delicatezza ed una ironia, che in un solo colpo azzera tutta la letteratura delle cento sfumature di grigio, rosso e nero per lasciarci in dote una massima che a me piacerebbe tanto praticare: l’importante non è quello che fai (ad eccezione del crimine, ovviamente) ma come lo fai. I “buoni modi” insomma, quelli che predicavano le nostre nonne, abbiamo definitivamente perso con la prima puntata del “Grande Fratello” in tv.
LA SQUILLO ED IL DELITTO DI LAMBRATE. MILANO 1951. LA PRIMA INDAGINE DI MARGHERITA GRANDI. DARIO CRAPANZANO, SEM, 15 EURO E-BOOK COMPRESO NEL PREZZO.
Se poi dovesse intrigarvi il tema della prostituzione raccontata con grazia vi invito a leggere un libro di tutt’altro spessore, anche come pagine, ma forse l’avrete già letto, perché è stato il caso editoriale di qualche anno fa (tanti anni fa, che è meglio!)
IL PETALO CREMISI E IL BIANCO MICHEL FABER EINAUDI STILE LIBERO. Questo è diventato un classico della letteratura mondiale, però di Faber mi è piaciuto solo questo libro, mentre del nostro Crapanzano mi sono piaciuti tutti.