Nessuno è perfetto, diceva Osgood a Jack Lemmon in “A qualcuno piace caldo”, e perfetto non lo è nemmeno “25 Aprile 1945” il libro di Carlo Greppi, che a mio avviso qualche difetto di forma lo patisce. Un uso non sapientissimo dei diversi piani temporali del racconto e l’utilizzo dei diversi soprannomi dei partigiani protagonisti, che mi ha mandata in confusione finché non ho provveduto a stilare una piccola legenda consultabile, prima di attribuire vicende e risoluzioni all’un partigiano piuttosto che all’altro. Ma certamente voi sarete più svegli di me e non ne avrete bisogno.
Fine dei difetti. Passiamo ai pregi.
“25 Aprile 1945” racconta la storia dei tre protagonisti della Resistenza a Milano, il Generale Raffaele Cadorna, un militare, Luigi Longo, un comunista e Ferruccio Parri, un azionista, vale a dire tre uomini diversissimi per credo politico che in nome dell’amore verso l’Italia, non senza sforzi e compromessi, decisero di mettere da parte le proprie idee per lavorare uniti e compatti alla Liberazione del Paese. “… noi dobbiamo fare anche da soli, cercando di trascinare al nostro seguito quante più forze è possibile, agendo sempre, però, in nome del CNL (Comitato nazionale di Liberazione) e sul piano politico nell’Unione di tutte le forze popolari e nazionali per la cacciata dei tedeschi e dei fascisti, e mettendo bene in chiaro che con la nostra attività non ci proproniamo affatto scopi ed obiettivi di parte” . Così scriveva il 10 aprile 1945 Luigi Longo, nella Direttiva n.16 del Partito Comunista Italiano“
“25 aprile 1945” grazie ad una accurata documentazione proveniente da fonti diverse, ricostruisce inoltre l’incontro tra Mussolini ed i Partigiani all’Arcivescovado di Milano, dove si scontrano un Duce ormai spento, che tenta di strappare condizioni di favore per sè ed i gerarchi che sa di non poter ottenere. Resta impressa l’ottusità, l’incapacità dell’uomo, anche in quell’ultimo frangente, di fare la cosa giusta, consegnarsi al fine di evitare quella guerra civile che, ci piaccia o no, si consumò negli anni successivi tra partigiani dell’ultima ora e le frange fasciste ancora presenti in Nord Italia. “Arrendersi o perire” venne riferito a Mussolini dal Generale Cadorna, capo del CLNAI (Corpo volontari della libertà) nel corso dell’incontro con il Cardinale Schuster, che tentava di evitare la distruzione della città di Milano, con parole ancor oggi di grande attualità: “Milano, dopo Roma, è la metropoli d’Italia, così dal punto di vista religioso che sotto l’aspetto artistico, storico ed industriale. La distruzione di Milano costituirebbe un tale delitto storico, che tutti i secoli condannerebbero. Di Più: bisogna salvare la Lombardia per risalvare l’Italia. Guai a trasformare la nostra regione in campo di guerra. Sarebbe compromessa l’industria italiana per altri vent’anni”
“25 aprile 1945” descrive infine l’atteggiamento degli Alleati, che sostennero e finanziarono la lotta partigiana, ma che nei mesi antecedenti la Liberazione tentarono in tutti i modi (e qui vi prego di leggere anche tra le righe del saggio) di evitare che l’Italia si liberasse da sola dal giogo nazifascista attraverso una insurrezione popolare, per intestarsi l’impresa ed evitare l’ascesa di assetti politici non graditi. E la risposta che ne seguì da parte di tutti i partigiani, di ogni credo e colore, fu quella di dimostrare agli inglesi e gli americani che nell’aprile 1945 gli italiani erano in grado di assumere le migliori decisioni per il loro paese. E voglio chiudere questa narrazione con le parole di un partigiano la cui figura controversa e l’ostentato anticomunismo ha messo in ombra negli anni successivi, Edgardo Sogno, che scrive al generale McCaffery.
”Vedi, voi inglesi, nel dirigere la resistenza italiana pensate esclusivamente a fare la guerra, ed avete ragione. Tu che sei un nostro fedele amico, pensi anche a salvare degli uomini onesti per la ricostruzione dell’Italia ed è un nobilissimo sentimento… ma noi che siamo italiani abbiamo anche un terzo pensiero che sopravanza di gran lunga gli altri due… la lotta contro la Germania gli Alleati la vincono e la vincerebbero anche senza di noi. Ma la guerra nostra, la guerra per l’Italia, la guerra contro la decadenza morale e politica di questo popolo infelice, quella la dobbiamo e la possiamo combattere soltanto noi e questa di oggi non è che la prima battaglia. .. vorrei che gli italiani riacquistassero una dignità e una coscienza morale degna di uomini liberi, vorrei che ci fosse tra noi meno gente in gamba e più gente onesta. Vorrei che ogni disgraziato con la coscienza a posto sentisse e capisse quant’è più ricco, più sicuro, più forte di un milionario o di un grand’uomo con la coscienza sporca.”
Ecco. Questa mi sembra una gran bella lettura per tutti noi, e non potevo non consigliarvela.
25 APRILE 1945, Carlo Greppi Editori Laterza