Repubblica Milano sponsorizza, oggi, la raccolta di firme per la proposta di legge Ero straniero -superare la legge Bossi Fini e regolarizzare gli immigrati in Italia – promosso da Radicali, personalità politiche del PD, Casa della Carità di don Colmegna, Acli -lavoratori cattolici- ARCI -associazione di promozione della sinistra “antifascista” e altre associazioni un pò di sinistra un pò cattoliche. Insomma quel misto di sinistra cattolica che trova oggi la sua identità nell’attenzione bipartisan sul tema dell’extra comunitario ma non riesce a dare risposte serie ed univoche su temi etici come matrimonio adozioni e fine vita.
La proposta di legge sulla integrazione degli stranieri l’ho letta, permessi di soggiorno temporanei per tutti quelli che oggi sono definiti clandestini, vale a dire i migranti economici, se sono disoccupati, regolarizzazione degli stranieri già presenti sul territorio su base familiare o per mancanza di legami con il paese di origine (questa francamente non l’ho capita), acquisizione semplificata della cittadinanza, qualificazione professionale e corsi di lingua per l’accesso al lavoro e godimento dei diritti previdenziali in caso di rimpatrio definitivo.
Cosa ne penso? Che questa proposta Ero straniero, buona forse qualche anno fa, oggi è francamente antistorica non solo rispetto a quel che sta succedendo in Italia, diventata un hub di sbarchi finché il ministro Minniti, forzando la sua stessa parte politica, non ha deciso di porre rimedio stringendo accordi direttamente con la Libia, ma antistorica rispetto alla posizione che l’Europa sta assumendo verso l’Italia ed il problema degli arrivi in massa.
Come si possa pensare a garantire lavoro, alloggi, regolarizzazione di vita e accettazione di valori con uno sforzo univoco da parte dell’Italia, che dovrebbe assorbire e offrire dignitose condizioni di vita a tutti gli individui che arrivano, quando il resto di Europa ha chiuso, anzi barricato le proprie frontiere è incomprensibile, se solo si pensa che l’Italia, purtroppo, non è in grado da sola di assorbire più nessuno.
Regolarizzare significa fare una promessa che noi non possiamo, oggettivamente, mantenere, perché non abbiamo più lavoro da offrire, politiche abitative dignitose da assicurare, welfare da garantire a fronte di un flusso di persone che necessariamente devono rimanere in Italia perché il resto di Europa non le vuole. Per non parlare di Londra, che non vuole più nemmeno gli europei.
Non possiamo essere europeisti ad intermittenza, se l’Europa ci ha detto basta con nuovi ingressi ne dobbiamo prendere atto ed allineare le nostre politiche a quelle del resto dell’organismo che ha sovranità nel nostro stato. Perché l’Europa, in Italia, è uno sovrastato sovrano che decide anzitutto della nostra economia, sicché o ce ne liberiamo (Dio non voglia) o ne seguiamo le linee guida, anche quelle espresse dai singoli paesi, come nel caso dei migranti, che peraltro gli organi comunitari ben se ne guardano dallo sconfessare.
Diversamente con queste fantastiche proposte si ottiene l’effetto paradosso, quello che in medicina si identifica come la produzione, da parte del principio attivo, di un effetto simile a quello che dovrebbe al contrario curare. E quindi rinfocolare paure, insicurezze, xenofobie, dichiarazioni facili e furbe tipo spariamo ai gommoni o i migranti sono tutti terroristi che non rappresentano quello che abbiamo dimostrato in tanti anni di storia, e cioè che in Italia, “diverso”, non si è mai sentito nessuno.