L’anno nuovo porta buoni propositi.
Io nel 2017 non ne avevo fatti, perché il numero 17 mi appariva più come una somma di circostanze semmai da smussare e comunque con cui trattare, che un fondamento su cui costruire. Il numero 18 invece, mi sembra una ottima base di partenza.
L’8 è l’infinito in verticale, la somma di due 4 (numero perfetto per una serie innumerevole di cose), il 18 è l’8+1 che genera il 9, quindi è portatore di nuova vita, nella numerologia angelica il 18 indica la fine di un ciclo e un nuovo inizio, a cui accostarsi senza temere mancanza o perdite ma con spirito costruttivo. E’ anche vero che al tempo dell’antica Roma il 18 era sinonimo di sfiga, ma perchè i romani erano materialisti, guerrafondai e poco inclini alla meditazione che il 18 porta co sè. Io comunque provengo dalla Magna Grecia e rispetto ai principi cardine della civiltà romana mi sono già dissociata in tempi non sospetti.
Ed eccomi quindi davanti al dilemma. Quali sono i buoni propositi di quest’anno? Ne avrei una infinità, perché più passa il tempo e meno ti accontenti, più corto è il metro della vita che hai davanti più ti viene l’ansia di voler fare tutto prima che sia troppo tardi per farlo, e se sei già ansiosa di natura la situazione tenderebbe a scoppiarti in mano.
Quindi ho deciso per un proposito solo. Quale?
Il diritto di cambiare idea.
Quest’anno voglio perimetrare la mia mente, voglio prestare ascolto a tutti, anche a quelli che la pensano in modo diametralmente opposto al mio e capire, una buona volta per tutte, quali possono essere i miei principi negoziabili e quali invece devono restare conficcati nel mio mind come canne che si piegano ma non si spezzano.
Perché “il diritto” di cambiare idea, vi chiederete voi, chi di noi non ha il diritto di cambiare idea?
Tutti miei cari, siamo diventati così assertivi, così determinati e così incantati dal nostro cervello che questo diritto ce lo neghiamo ogni giorno. Non vi sto facendo la morale sul principio che solo chi cambia idea è una persona intelligente. Quella è materia buona per gli aforismi da riportare come caption di instagram.
Sto dicendo invece che dobbiamo fermarci ad ascoltare gli altri, a diventare empatici e capirne le ragioni – prima di mandarli a quel paese se non ci convincono, sia chiaro – dobbiamo fermarci anche a conoscere bene noi stessi per selezionare ciò che davvero riteniamo giusto da ciò che consideriamo giusto perchè siamo abituati a crederlo tale. Ecco, voglio liberarmi dall’abitudine, dal pensiero facile, dalla strada che hanno tracciato per me quando andavo a scuola e da cui nonoso discostarmi per la paura di non essere più riconosciuta dalla mia comunità.
Voglio un interrogativo al giorno e voglio sapere se la risposta che mi do è indotta dalla consuetudine o è autentica.
Voglio mettere in discussione tutto, aprirmi ai tempi che viviamo e cambiare, se c’è da cambiare, per vivere meglio in questa città che sembra sempre più facile ma diventa sempre più difficile. Questo blog si chiama Milanomind, ed ha la presunzione di raccontare un pezzo di questa città. Ma non lo si può fare più con schemi preconcetti. La resistenza ed i fascisti, il multiculturalismo e il presepe, i navigli da scoperchiare e le periferie da salvare. Se a Milano la politica continuerà a ragionare come faceva nel dopoguerra, per schemi e fazioni, spezzeremo questa città, già incredibilmente tirata e tesa tra il mondo che la riconosce come una delle sue capitali e l’Italia che la trascina nel baratro con sè. Abbiamo un bisogno disperato di pensiero libero qui a Milano, se vogliamo sopravvivere e vivere bene, per noi e per chi arriva da noi.
Voglio anche rivendicare il diritto di non avere una risposta. Perché ormai siamo tutti tuttologi ed invece ci sono temi su cui, se non hai studiato a sufficienza, o non ti i sei trovato, in quella situazione specifica, la risposta giusta non la puoi conoscere, e fai bene a dire “non lo so.” Voi conoscete forse qualcuno che a domanda risponde “non lo so?” Eppure è cosi logico, così normale non sapere.
Voglio viaggiare con un bagaglio leggero quest’anno, libera da preconcetti e pronta a saltare su un carro nuovo se mi convince di più, pronta a scenderne se mi rendo conto di avere sbagliato, ma senza vergogna e senza sofferenza. Voglio imparare ad adattare il mio cervello al momento storico, voglio poter conoscere quali sono le ragioni di chi la pensa in modo diverso dal mio, perché magari dice delle gran fesserie, ma è spinto da motivazioni che devo conoscere se voglio indurlo a cambiare idea.
Voglio io avere il diritto di cambiare idea in ogni momento senza che nessuno mi giudichi pazza o rinnegata, o peggio ancora rimbambita.
Come quelle donne che vogliono un rapporto sessuale, e poi ad un certo punto si accorgono di non volerlo più. Ed hanno il sacrosanto diritto di andarsene senza timore di essere oggetto di violenza, o di insulti o anche solo di rimostranze.
Ecco, questo è un esempio chiaro di cosa intendo con il diritto di cambiare idea.
IMMAGINI DI MILANOMIND TRATTE DA RICK OWENS SUBHUMAN INHUMAN SUPERHUMAN TRIENNALE MILANO – DOMENICA 7 GENNAIO H. 16,30 VISITA GUIDATA. SENNÒ LIBERI FINO AL 25 MARZO (NE RIPARLEREMO)