Il derby Milan Inter, uno degli appuntamenti calcistici più attesi, è un’occasione per riflettere sulla trasformazione di Milano, almeno per chi attraversa in questi giorni via Paolo Sarpi, il cuore della chinatown milanese, che l’associazione di categoria dei commercianti ha riccamente decorato con i vessilli delle due squadre di calcio.
L’occasione la fa evidentemente la comune proprietà cinese delle squadre, Zhang versus Yonghong, anche se pare che il presidente del Milan sia un emerito sconosciuto anche alla comunità italo-cinese di Milano. Poco male, perché il Milan resta comunque una delle squadre con il maggior numero di tifosi in Cina, dove la fede pallonara non ha nulla di meno rispetto a quella italiana.
Il derby è la prova che la Cina è vicina? Certamente, visto che dopo Pirelli e Krizia anche altri due simboli della città sono passati nelle mani dei magnati cinesi. Sarei ipocrita se non confessassi che attraversando Paolo Sarpi un pò di magone mi è venuto, una sorta di straniamento nel vedere i vessilli del derby a suggellare negozi di paccottiglie, dim sun, profumerie cinesi e ideogrammi.
Però c’è un però. Ferma la competizione che nel derby rimane sacra, comunque lo si voglia rappresentare, è la prima volta che in città si festeggia la competizione tra le due squadre rivali. Insomma, bandiere rossonereblu che sventolano tutte insieme, nell’azzurro di un insolito cielo di ottobre, non si erano mai viste a Milano.
Ed allora questa iniezione di pacifica euforia anzitutto fa solo bene al concetto tutto divisivo della fede calcistica italiana, riportando il concerto di “scontro” a quello di sana “competizione” tra uomini che corrono dietro ad un pallone.
Inoltre la festa comune del derby rinsalda come non mai l’identità di appartenenza delle due squadre alla città. Milan ed Inter hanno un vantaggio aggiunto, rispetto alle indubbie capacità tecniche, quello di essere titolari di una storia cittadina fatta di principi, valori, eleganza, identità, e sembra che i cinesi lo abbiano capito prima di noi.“Siamo tutti milanesi” hanno gridato quest’estate i tifosi rossoneri a Guangzhou, Cina, prima di entrare allo stadio per assistere all’amichevole tra il Milan ed il Borussia Dortmund.
Che poi a dirla tutta, Paolo Sarpi è proprio diventata uno dei simboli più forti della mutazione che sta investendo Milano. Sarà la pedonalizzazione che consente di mangiare e giocare per strada, sarà che le bici sfrecciavano senza che nessuno se ne lamenti, sarà l’architettura della Feltrinelli che lega il passato della cascina al futuro dei ragazzi di Google, sarà che noi a Milano, dei cinesi, non potremmo più farne a meno.