Mi sono chiesta più volte, peccando di colossale ingenuità, come i due operatori, che operano a Milano,di bike sharing free floating – prelievo e restituzione senza rastrelliera- Mobike (bici arancioni) e Ofo (bici gialle) potessero sostenere i costi di esercizio di un servizio che va dall’acquisto del mezzo, alla manutenzione, al ripescaggio delle bici dal Naviglio. Se non ricordo male, infatti, una corsa media vale circa 50 centesimi, pagamento attraverso la apposita app da scaricare sul cellulare.
Stamattina, dopo l’incontro surreale con l’amica che aveva sintetizzato il problema con un “ci spiano attraverso le biciclette”, un giro sul web mi ha fornito la soluzione: commercio dei big data, attraverso la profilazione dell’utente. In altre parole ci geolocalizzano sulle due ruote per scoprire abitudini, mete, indirizzi email, così che il Grande Fratello Cinese possa raccogliere informazioni su di noi e sul nostro stile di vita. Perché si, dietro ai fornitori di bici, ci sono i colossi della distribuzione cinese, da Alibaba a Didi Chuxing -Uber Cina- da We Chat – Whatsapp Cina- a Foxconn.
E quindi, cosa facciamo, cacciamo dal mercato il servizio di bici cinese, anche per meglio tutelare Bike Mi, il servizio di bici del Comune di Milano? Vi stupirò. Secondo me no e la ragione mi pare di buon senso. Ci siamo infilati, anche nostro malgrado, in un mondo dove l’algoritmo fa da padrone e racconta tutto di noi. Proprio l’altro giorno ho scoperto che se prenoto le vacanze studio a Londra per mia figlia, e con lo stesso device dopo pochi istanti compro i voli, i suddetti voli mi costano circa il doppio. Sicché iniziare la battaglia proprio dalle biciclette mi sembra stupido.
Milano è piana ed ormai non piove più. Lo smog, anche se nessun giornale ne parla più, c’è ancora, e provate a sentire cosa vi dice chi arriva in città dalla provincia. I ragazzi non fanno attività fisica a scuola, e non tutti hanno le disponibilità per i costosi corsi pomeridiani. Non c’è dottore che non prescriva agli adulti i fatidici 5 km a piedi ogni giorno, ma se lavori dove cammini se non in città? Quindi siano benedette le biciclette, tutte, pubbliche e private, italiane e cinesi e se ci spiano pazienza, che si mettano in coda, tanto ormai questo mondo è finito così: che le aziende spendono una marea di denaro per adeguare ogni procedura lavorativa alla privacy, noi firmiamo liberatorie cartacee anche se facciamo una piega dal parrucchiere, così contribuendo alla deforestazione delle ultime zone verdi del pianeta, e poi basta accendere il cellulare e mandare un whatsapp, e tutti sanno tutto di noi.