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Milano e la mala è una mostra fotografica che racconta la storia del crimine e dei criminali milanesi  dal dopoguerra fino agli sgoccioli degli anni 70. Poi negli anni 80 la criminalità cambia, insieme alla città, perché scompare la mala” fatta”  dai banditi- uomini che lasciano il posto ai colletti bianchi nell’ombra ed alla manodopera di bande prezzolate. Fine del racconto epico e fine della mostra.

Il crimine è il sale di ogni storia,  il bene annoia mentre il male avvince, diverte e scarica -attraverso l’immedesimazione -quella dose di cattiveria e violenza che giace, sopita,  dentro di noi. Da Sandokan a Ciro l’Immortale  l’emozione è la stessa e non c’è da stupirsene, chi ama i cattivi della fiction è buono dentro, sennò il crimine lo eserciterebbe per davvero, altro che cercare la nuova puntata in streaming.Milano e la mala

Se non conoscete le storie dei grandi criminali milanesi, munitevi dell’audio guida che vi forniranno insieme al biglietto, e cosi scoprirete le storie fantastiche e ricche di colpi di scena dei banditi di Milano che dal dopoguerra agli anni settanta hanno infestato la città. Specularmente conoscerete anche le storie dei “buoni”, commissari di Polizia e Questori che il crimine lo hanno debellato in silenzio, con pazienza e tanto lavoro. A quei tempi le forze dell’ordine, i magistrati, non erano divette dei talk show ma professionisti seri che lavoravano nell’ombra perché rappresentavano lo Stato e quindi  tutti noi. Oggi li vedi sui media ed hai sempre la sensazione che alcuni, per fortuna solo alcuni, più che combattere il crimine costuiscano carriere. Le proprie.

La mostra sulla mala è anche una  delle narrazioni più complete della storia della nostra città, sulla ricostruzione post bellica, sull’industializzazione e l’emigrazione, sulla ricchezza borghese che nasce in quegli anni e sulle lotte politiche che dilaniano la città.

Si inizia con i banditi del primo novecento, individui non professionisti nè organizzati in bande, delinquenti di piccolo cabotaggio capaci di grandi destrezze ma avulsi dalla gestione organizzata del crimine. La “legera” – si chiamava così- si riuniva nelle bettole dei quartieri malfamati di corso Como e Garibaldi, il Bottonuto dietro al Duomo e le Cinque Vie, (zone in cui oggi si fa fatica ad acquistare anche un garage) dove il racconto dei colpi allietava le serata e forniva materia prima agli informatori. Milano e la mala

Dopo la guerra le cose cambiano ed alla criminalità comune, gente disperata che dal crimine trae sopravvivenza, come il famoso bandito dell’Isola,  Ezio Barbieri, che divideva il maltolto con i poveri del quartiere, si aggiunge quella politica, ex partigiani che, grazie alla enorme diffusione di armi in città, si diedero all’omicidio ed alle rapine, sia per arricchimento personale che per finanziare la lotta armata comunista che poi sarebbe sfociata nel terrorismo degli anni settanta. Oltre alle vendette verso i fascisti ancora presenti in città.

Prostituzione, falsari, truffe da strada, questa sarà la cifra criminale degli anni 50, quando a Milano si radicò  una nuova leva di banditi, piu intraprendenti ed organizzati e con meno scrupoli, di cui si raccontano le gesta nella rapina di Piazza Wagner del 1957,  organizzata da una banda composta da sette elementi che per la prima volta utilizzò mezzi a motore per assaltare un porta valori.

Milano e la mala Gli anni 60 a Milano furono caratterizzati dall’emigrazione dal sud verso il nord, dallo sviluppo industriale e dal benessere che inizia a circolare in città e che attrae anche  gli “stranieri”, come la banda dei marsigliesi e  la banda Cavallero. La cifra del crimine diventano  le rapine con i mitra, che da strumento di dissuasione arrivano a portare la morte. Insomma, la Milano degli anni 60 diventa una piccola Chicago la Milano dove impera il racket del gioco, della prostituzione, arriva il traffico di stupefacenti ed il contrabbando.Milano e la mala

Gli anni 70, oltre che per le stragi ed i delitti politici, sono quelli dell’epica delle grandi figure di banditi. Francis “faccia d’angelo” Turatello, il re delle bische e dei night club, dove circolava denaro belle donne e cocaina, che viveva come un re nel lusso e nella dissoluxzione. Renato Vallanzasca, il bel Renè provocatorio, coraggioso irriverente, erede diretto della “Ligera”. La cifra che distingue lui e la sua banda di fedelissimi  rispetto al malavitoso tradiziona è quasi antropologica: il crimine come sfida all’autorità ed al sistema. Non è un rivoluzionario, Vallanzasca, non vuole cambiare il mondo, non ha sete di denaro -anche se conduce una vita lussuosa- ma coltiva la sfida contro l’ordine costituito, la voglia di tentare l’intentato e di rendere possibile l’impossibile. Ama sfidare la legge attraverso lo sberleffo, compie gesti grandiosi in carcere, un eroe bandito, insomma. Anche se lascia dietro di sè scie di morte e sofferenze. Milano e la mala

Sono anche gli anni dei sequestri di persona, 100 solo a Milano, il sequestro dei beni, le liberazioni e la morte degli ostaggi, una piaga nazionale che durò ancora  tutti gli anni 80 fino ad estinguersi. Dopo Turatello e Vallanzasca, nemici liberi ed amici in carcere, l’ultima figura criminale resta quella di Angelo Epaminonda, il tebano, che eredita l’impero di Turatello e lo avvia verso la criminalità organizzata.

Negli anni 80 si fa spazio a Milano una nuova criminalità fatta di banchieri e faccendieri, collusi con il potere politico, amministrativo ed economico, e la grande criminalità organizzata, internazionale ed estera. Senza valori che non siano l’accumulo di denaro e di potere, senza facce, senza storie. Una criminalità che non coltiva più l’uomo. Che non è certo degna di una mostra.

MILANO E LA MALA A CURA DI STEFANO GALLI DAL 9 NOVEMBRE AL 11 FEBBRAIO 2018 A PALAZZO MORANDO, VIA SANT’ANDREA 6 MILANO. COSTO DEL BIGLIETTO 10 EURO. CHIUSA IL LUNEDÌ

 

 

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