Sarà un caso che la Fondazione Vuitton a Parigi e il PAC di Milano abbiano deciso, quasi in contemporanea, di esplorare la potenza creativa e la grande varietà dell’arte prodotta nel continente nero? In realtà ci siamo già interrogati sul senso di questa iniziativa, nell’articolo “Arrivano i barbari” dedicato alla esposizione francese, per concludere circa l’essenzialità, in questo periodo storico, di una operazione che ci consente di capire con quella consapevolezza, che solo l’arte può dare, il senso di un continente così è complesso ed addolorato ed il suo difficile ma necessario rapporto con l’Europa.
La mostra del PAC è più una capsule, se la rapportiamo all’imponenza della sorella francese, ma noi che abbiamo visto entrambe non possiamo che riconoscere alla curatrice Adelina von Fustenberg – che per inciso ha pescato proprio nel bacino della Fondazione Vuitton per buona parte delle opere – di aver operato una selezione davvero incisiva e significativa di tutti i temi affrontati dall’arte visiva africana.
AFRICA RACCONTARE UN MONDO PAC PADIGLIONE ARTE CONTEMPORANEA
Il post-colonialismo e le scorie, materiali ed immateriali che abbiamo lasciato, le guerre intestine, i bisogni futuri del territorio e la necessità di migrare. Una sezione particolarmente bella, infine, dà voce alle artiste africane che indagano la contemporaneità attraverso una rappresentazione molto incisiva del corpo femminile.
Cosa ci è piaciuto di più? L’installazione di Barthélémy Toguo della barca dell’esilio, un vascello fatto di legno di risulta con a bordo i fagotti multicolori dei suoi passeggeri che solca un mare fatto di bottiglie di plastica. I colori sono loro, e la plastica siamo noi. Non è necessario rappresentare l’orrore per raccontare l’orrore.
Cheri Samba, che se vi piace dovete assolutamente ritrovare alla Vuitton dove espone molte più opere, perché lavora i suoi quadri con rappresentazioni figurative e testi scritti. Lui si colloca in ogni sua opera e, mettendoci la faccia, pone degli interrogativi spiazzanti all’Occidente.
E infine le immagini delle guerre civili africane di Kudzanai Chiurai un artista dello Zimbabwe che vive ancora a Johannesburg, perché rappresenta, meglio di chiunque altro, la ferocia della violenza fratricida che deriva da una sorta di globalizzazione dei sistemi di conflitto. Potentissimo.
No, oggi non vi parlo di migranti. Andiamo tutti a capire chi sono attraverso questa mostra, magari a qualcuno passa la voglia di esprimere codardi giudizi.
AFRICA, RACCONTARE UN MONDO. PAC PADIGLIONE D’ARTE CONTEMPORANEA MILANO. DAL 27 GIUGNO ALL’11 SETTEMBRE