Sono almeno centomila le persone che si muovono in bicicletta a Milano, ma secondo me è un dato al ribasso. Complice un ottobre primaverile siamo tanti di più, grazie anche ai servizi dei nuovi operatori freefloating, Mobike e Ofo che hanno messo a terra dodicimila biciclette senza obbligo di parcheggio nelle stazioni fisse, come quelle di Bikemi, che a sua volta conta di arrivare a cinquemilatrecento mezzi e introdurrà a breve nuove biciclette elettriche con seggiolino per i tragitti casa scuola.
C’è di che essere orgogliosi, in una città come Milano che soffre endemicamente di smog e cattiva mobilità.
Ed invece no. E non è il popolo delle quattro ruote a lamentarsi, ma Guia Biscaro, presidente di Fiab Ciclobby, l’associazione che sostiene i diritti dei ciclisti milanesi e promuove la mobilità sostenibile.Ci si aspetterebbe la signora intenta a festeggiare iniziative e numeri, ed invece no, Mobike e Ofo non le piacciono, sia perché le bici a parcheggio libero avrebbero un impatto massivo sulla struttura cittadina sia perché gli operatori cinesi avrebbero introdotto uno stravolgimento culturale sul tema bicicletta, che verrebbe vissuta non come mezzo di “spostamento nobile” (giuro sono le sue parole a Repubblica) ma come un servizio usa e getta.
Ora le considerazioni potrebbero lasciare il tempo che trovano, se non fosse che Fiab Ciclobby è l’associazione di ciclisti urbani più accredita presso il Comune di Milano. E quindi una replica se la merita tutta.
Signora Biscaro, mi muovo quotidianamente in bicicletta a meno che me lo impediscano le sempre più rare condizioni atmosferiche avverse, e non ho mai pensato di spostarmi in maniera “nobile” ma semplicemente pratica ed ecologica. Per me uno spostamento nobile può essere, chessò, cavalcare sulla spiaggia, non percorrere in bici viale Fulvio Testi. Certo, capisco che il servizio “free floating” sia molto popolare, perché costa davvero poco, e democratico, perché raggiunge in modo capillare tutta Milano e non solo i quartieri provvisti di parcheggi fissi, ed è anche molto dinamico, perché parcheggiando liberamente risparmi tempo.
Quindi c’è solo da intendersi sul significato di diritti e mobilità per i ciclisti milanesi, e forse dare le dimissioni per parole che contraddicono integralmente la sua missione, posto che Ciclobby dovrebbe avere a cuore soprattutto i pendolari che parcheggiano la vettura e inforcano una bicicletta, le famiglie che non possono comprare una bicicletta per ciascun componente, gli studenti fuori sede, gli anziani, i turisti, la gente comune insomma.
In quanto al problema strutturale lei ha ragione, io giro ormai interi quarti d’ora per trovare un palo libero a cui assicurare la bici, perché a Milano, di fatto, rastrelliere non ce ne sono, ma non è certo colpa degli operatori del servizio. E’ il Comune ad aver emesso il bando per il servizio di bicicletta “libera” senza pensare ai parcheggi.
Io oggi ho parcheggiato la bici ad una cabina telefonica. Ho riqualificato un pezzo di archeologia teconologica?